“Sono Sara, ho 22 anni e sono sempre stata in perfetta salute. Due anni fa sono stata colpita da una Trombosi alla gamba destra, ad entrambe le vene iliache, alla vena cava inferiore e da una massiccia Embolia polmonare. Ad oggi l’unico fattore scatenante sembra esser stato l’uso dell’anello vaginale a scopo anticoncezionale. Il tutto è iniziato con un dolore alla schiena sempre più forte che ho sopportato per oltre due settimane, fino a che le fitte sono diventate così forti da non permettermi di sdraiarmi o muovere in autonomia. Mi sono recata al pronto soccorso, dove dopo ore di attesa, sono stata rimandata a casa con un antibiotico per la bronchite. Passano altri 2 giorni tra guardie mediche mai arrivate e soccorritori del 118 che mi invitavano ad attendere gli effetti dell’antibiotico. I dolori erano diventati disumani, respirare non era più automatico e il vomito iniziava a tingersi di sangue. A salvarmi è stato il medico di base, che non appena mi ha visto ha capito subito che non si trattava di bronchite. Mi ha prescritto un’ecografia all’addome con urgenza e grazie ad essa hanno visto la presenza di un trombo nella vena cava. A quel punto sono stata immediatamente ricoverata in terapia intensiva. La cosa più difficile e di cui spesso non si parla è il dopo, ho impiegato mesi, energie e tanta forza di volontà per riuscire a riprendere a pieno il mio respiro. Ho passato giornate a salire e scendere le scale, ad allenarmi e probabilmente, due anni dopo, non sono ancora riuscita totalmente a tornare la Sara di prima.
Ho cercato per tanto tempo una risposta a quanto accaduto, di rispondere alla domanda: “Perché proprio a me?”, ho combattuto con l’ansia che riaccadesse, con il sentirmi sempre più lontana dalla mia giovane età e dai miei coetanei. A salvarmi la vita sono stati i medici, ma anche i miei genitori che non si sono arresi di fronte ad un “è solo una bronchite, tra una settimana sta bene” ed il mio ragazzo che mi ha tenuto e mi tiene ancora la mano in questa battaglia.
La Trombosi è una brutta bestia, che può colpire all’improvviso. Ma da essa si può sopravvivere per questo è importante sapere di che si tratta. Bisogna poterla riconoscere. Io non la conoscevo, o meglio pensavo fosse una malattia “da vecchi”. Io sono stata fortunata, ma non tutti lo sono. Se anche solo una persona può essere salvata con la mia storia sono felice di raccontarla”.
Sara