Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa (“vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell’osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l’invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l’uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia.
E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women’s Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano micro emboli a volte silenti.
L’età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i “complici” di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell’ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perché le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi.
In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all’inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi.
Per adesso si conferma che l’unica vera indicazione all’uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell’utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). “Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c’è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro – spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l’umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l’attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l’arrivo della menopausa l’equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne “impazzisce”, cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l’ipertensione, gli ormoni che regolano l’assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza”.