Da 10 anni a questa parte le cure dopo un Ictus sono migliorate e sono più efficaci: eppure le donne che sopravvivono hanno una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini.
Ebbene, nelle donne la qualità della vita misurata a un anno dall’evento risultava peggiore: a tre mesi dall’Ictus le donne, rispetto ai maschi, avevano maggiori problemi di mobilità, e livelli più elevati di dolore o disagio, di ansia e di depressione, specie oltre i 75 anni. A un anno dall’evento, la qualità della vita nelle donne continuava ad essere peggiore rispetto agli uomini, a prescindere dall’età.
“Si tratta di un’ulteriore evidenza della differenza di sesso e di genere nelle manifestazioni della malattia cerebrovascolare. – Sostiene Paola Santalucia, specialista in Neurologia e Cardiologia all’Ospedale Policlinico di Milano e vicepresidente di ALT. – Le donne sono maggiormente colpite dall’Ictus in termini di gravità di sintomi, mortalità e disabilità residua. L’attenzione della comunità scientifica non può più prescindere dalla valutazione delle differenze di genere che riguardano l’Ictus sia per quanto concerne la distribuzione dei fattori di rischio che le manifestazioni di sintomi.
Le donne – continua la dottoressa Santalucia, sono più anziane e sole degli uomini quando vengono colpite da Ictus, l’ictus è più spesso di grave entità ed esita in maggiore invalidità sia funzionale che cognitiva. È necessario un cambiamento sostanziale di paradigmi, disegno degli studi clinici di intervento farmacologico e dell’attenzione alle cure che preveda un approccio di genere efficace per migliorare l’intervento sanitario globale sia negli uomini che nelle donne.”
Fonte dello studio: Neurology, 2014. Cheryl Bushnell, coautrice dell’articolo e professore associato di neurologia al Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem, North Carolina.