L’uso abituale di marijuana aumenta la probabilità di infarto del miocardio, di ictus cerebrale, di attacchi cerebrali ischemici transitori: provoca infiammazione, aumenta la viscosità del sangue e stimola i recettori presenti sulle pareti delle arterie compromettendone la funzione e aumentando il rischio di formazione di Trombi.
ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus, che da più di 25 anni ha l’impegno di informare e aggiornare rispetto ai traguardi raggiunti dalla comunità scientifica internazionale, prende spunto dalla revisione di pubblicazioni scientifiche di The New England Journal of Medicine per affrontare la relazione pericolosa “marijuana e salute”.
Tale binomio, con un forte impatto anche sulle malattie cardiovascolari da Trombosi, è ancor più pressante in concomitanza della riapertura delle scuole, luoghi di particolare interesse da parte degli spacciatori. Con questa nota, ALT intende confermare il proprio impegno riassunto nella Dichiarazione di San Valentino “Ogni bambino nato nel nuovo millennio ha il diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili”. Di seguito e in allegato quello che ognuno di noi deve sapere per la propria salute .
Vediamo che cosa per certo il mondo scientifico ha accertato, almeno fino ad oggi.
Milano, 2 Settembre 2014 – Marijuana: diciamoci la verità, per quel che oggi sappiamo. Come può una sostanza che si chiama innocuamente Maria Giovanna far male? Un problema sopravvalutato? O forse sottovalutato ? Non sappiamo ancora, ma certamente è da non sottovalutare.
Negli Stati Uniti 12 persone su 100, dai 12 anni in su, hanno usato marijuana negli ultimi dodici mesi i più sono molto giovani. La marijuana è una sostanza classificata come droga: si chiama Cannabis Sativa. Si usa fumando le foglie, a volte anche fiori e semi, sotto forma di sigaretta, nella pipa, nella pipa ad acqua, come “blunt” (avvolta in una foglia di tabacco da sigaro). Qualcuno la beve preparando un the (infuso): un estratto oleoso di marijuana può essere aggiunto ai cibi. L’hashish viene estratto dalla resina prodotta dai fiori di marijuana, si fuma con senza tabacco aggiunto, oppure può essere ingerito.
L’uso abituale di marijuana negli adolescenti provoca conseguenze dimostrate:
1. riduzione della memoria a breve
2. difficoltà nell’apprendimento e nella memoria a lungo termine
3. disturbi del coordinamento motorio
4. riduzione della capacità di reazione durante la guida e aumento del rischio di incidenti
5. alterazione della capacità di giudizio
6. aumento del rischio di comportamenti sessuali che aumentano le probabilità di contagio da malattie veneree
7. ad alte dosi, provoca psicosi e paranoia.
8. dipendenza: 9 persone su 100 diventano dipendenti da questa droga , 1 su 5 fra coloro che cominciano ad usarla in adolescenza e 1 su 2 fra coloro che la usano quotidianamente
9. alterazione dello sviluppo cerebrale nell’embrione, nel feto e nell’adolescente
10. alta probabilità di interruzione degli studi
11. frustrazione nel raggiungimento degli obiettivi lavorativi e sentimentali
12. tosse e catarro e saltuariamente febbre
13. aumento del rischio di disordini psichici fino alla schizofrenia, in particolare in persone fragili e con predisposizione.
Non è solo la marijuana a creare dipendenza: sempre negli USA due milioni e settecentomila persone soffrono di dipendenza dalla marijuana, dai 12 anni in su, cinque milioni e centomila sono dipendenti da un qualunque tipo di stupefacente, ottomilioni e seicentomila sono dipendenti dall’alcool. Un americano su 20 ha una forma di dipendenza, e sono inclusi i bambini dai 12 anni in avanti.
La sospensione della droga provoca irritabilità disturbi del sonno, ansia, aggressività: questi sintomi provocano malessere e facilitano la ricaduta.
Gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti a lungo termine di questa droga, probabilmente perché il cervello continua a svilupparsi dalla nascita fino ai 21 anni: molti passano a un livello superiore e usano altre droghe, rischio questo molto alto entro due anni dalla “ prima volta”.
L’ingrediente “pericoloso” della marijuana si chiama tetraidrocannabinolo (THC): è stato dimostrato negli animali che questa sostanza altera lo sviluppo delle connessioni nervose fra i neuroni.
Negli esseri umani che consumano abitualmente THC è stata dimostrata una riduzione del numero delle fibre di connessione fra i neuroni in alcune zone del cervello sede di funzioni particolarmente sofisticate, che governano l’autocoscienza di sé, la capacità di apprendere e di ricordare, il controllo dei freni inibitori e l’acquisizione di abitudini.
Il THC funziona accendendo un recettore chiamato CB1 presente in diverse parti del cervello, sia nella corteccia che nella parte sottocorticale: dopo quattro settimane di astinenza i recettori localizzati nella corteccia si riprendono e ricominciano a funzionare in modo normale, mentre quelli nella zona sottocorticale non si modificano più: questo spiegherebbe dal punto di vista biochimico la dipendenza.
Tutti questi danni sono particolarmente evidenti quando l’uso della droga inizia in adolescenza: è stato confermato un calo del quoziente intellettivo in adulti che hanno incominciato a usare la droga dall’adolescenza rispetto a quelli che hanno iniziato più tardi.
È dimostrato che il THC provoca un difetto nello sviluppo della capacità di connessione fra le cellule cerebrali e riduce le funzioni che da queste dipendono, condiziona il cervello e lo rende più suscettibile
al piacere procurato da altre droghe , tanto che la marijuana è considerata un a droga “cancello di ingresso” al mondo di altre droghe, come d’altra parte è confermato per fumo e alcool.
Oggi la marijuana è facilmente reperibile e costa poco, non fa paura, ed è considerata quasi con simpatia: è accessibile anche a persone fragili che più facilmente ne diventeranno dipendenti entrando nel giro di coloro che fanno uso di droghe.
Ansia e depressione sono spesso presenti in chi fa o ha fatto uso di marijuana: diventano psicosi e addirittura schizofrenia soprattutto in persone che appartengono a famiglie predisposte a malattie mentali, anticipandone l’esordio.
È dimostrato che la frequenza con cui si manifestano i sintomi e le malattie mentali sopra descritte è significativamente più elevata nei consumatori di marijuana in particolare fra coloro che hanno iniziato in adolescenza.
LA SCUOLA
Nel 2013 una indagine sugli studenti dell’ultimo anno della scuola superiore ha evidenziato che 6 studenti su 100 consumano marijuana tutti i giorni. Questi numeri potrebbero peccare per difetto, perché molti studenti consumatori abituali di droga abbandonano la scuola prima di arrivare a concludere le superiori.
La droga ha un effetto immediato sulla capacità di apprendere che si manifesta non solo nel giorno in cui viene consumata, ma persiste anche per molti giorni successivi: l’effetto si accumula con l’abitudine al consumo, e riduce le capacità cognitive in modo misurabile e durevole, soprattutto in chi ha cominciato ad usarla in adolescenza: gli insuccessi scolastici causati dall’uso anche occasionale possono incidere negativamente sui risultati necessari per accedere a un grado di istruzione superiore, aggravando il senso di frustrazione e aumentando la probabilità di rinuncia ad ottenere risultati migliori.
REVERSIBILITÀ DEL DANNO
Gli studi (molti) disponibili non sono ancora riusciti a dare una risposta certa alla domanda “ i danni sulle capacità cognitive, sulla memoria e sulla capacità di attenzione sono reversibili una volta che si sospende l’uso della droga o sono permanenti?”
SOCIETÀ
Molti dei giovani che iniziano precocemente a usare la droga abbandonano la scuola, hanno risultati meno brillanti dell’atteso nella vita scolastica e lavorativa , perdono più facilmente il lavoro, compiono crimini e hanno un basso livello di soddisfazione per la propria vita.
INCIDENTI AUTO/MOTO
La marijuana altera la capacità di guidare sia immediatamente durante l’uso che a distanza di tempo: è la droga più frequentemente presente nel sangue di persone coinvolte in incidenti d’auto o di motocicletta. Raddoppia la probabilità di incidenti e moltiplica per 7 la probabilità di essere responsabili di incidenti gravi. Esiste una relazione lineare fra contenuto di THC nel sangue e capacità di guida su simulatori: una sigaretta di marijuana ( 2-5 nanogrammi di THC nel sangue) causa disturbi nel controllo della guida.
Per esempio una persona che ha ingerito alcool moltiplica per cinque la probabilità di incidente d’auto, ma per 27 se ha meno di 21 anni! Alcool e marijuana insieme aumentano ulteriormente queste probabilità.
CANCRO
Non è possibile per ora dimostrare che ci sia una correlazione causa effetto fra il fumare marijuana e il cancro del polmone o dello stomaco , anche se questa correlazione è possibile.
È dimostrato che il fumo di marijuana provoca infiammazione delle vie aeree ( naso, trachea, bronchi) e aumenta le resistenze polmonari: non a caso i fumatori abituali di marijuana sono spesso affetti da bronchite cronica e soffrono più frequentemente di polmoniti.
MALATTIE DA TROMBOSI
L’uso abituale di marijuana aumenta la probabilità di infarto del miocardio, di ictus cerebrale, di attacchi cerebrali ischemici transitori: provoca infiammazione, aumenta la viscosità del sangue e stimola i recettori presenti sulle pareti delle arterie compromettendone la funzione e aumentando il rischio di formazione di Trombi.
GRAVIDANZA
L’esposizione del feto alla THC contenuta nella marijuana usata dalla madre altera lo sviluppo cerebrale: non sappiamo ancora quali altri danni ad altri organi possa provocare a distanza di tempo.
POTENZA
Il contenuto di THC (molecola attiva) nella droga è aumentato negli anni dal 3% degli anni 80 al 12 % attuale: questo fa temere che le osservazioni riportate da studi eseguiti negli anni scorsi potranno purtroppo essere aggiornate con dati più drammatici per il più alto contenuto di sostanza stupefacente attiva nei prodotti attualmente in uso: recentemente è stato verificato un aumento del numero di persone che accedono al pronto soccorso perché coinvolte in incidenti d’auto e di moto e nelle quali è stato accertato l’uso di marijuana.
UTILITÀ
È possibile che la marijuana possa dare effetti benefici nel controllo del dolore e che quindi il suo uso in medicina possa allargarsi: ma non esistono ancora dimostrazioni valide, e soprattutto questo effetto positivo non dovrebbe accompagnarsi ad effetti negativi.
“Marijuana e Medicina” è un istituto nato appositamente per occuparsi di questo tema: per ora sappiamo che la droga aumenta l’appetito soprattutto nei pazienti con AIDS, allevia la nausea nei pazienti in chemioterapia e il dolore e la spasticità in molte malattie neurologiche,e riduce la pressione endooculare nel glaucoma.
La ricerca scientifica è attualmente orientata ad estrarre il principio attivo responsabile di questi effetti benefici , e a riprodurlo in laboratorio. Per ora i medici che la prescrivono lo fanno assumendosi la responsabilità di eventuali effetti negativi: per esempio nei pazienti con HIV la marijuana può accentuare i sintomi da deficit cognitivo determinati dal virus.
POLITICA
È in aumento il numero dei Paesi che si avvia sulla strada della legalizzazione della vendita di marijuana: vantaggioso per i governi che aumenterebbe i propri profitti derivanti dalla tassazione e dall’indotto per campagne pubblicitarie dirette al target dei giovani: ma attenzione alla relazione inversa fra diffusione del consumo di questa droga e la percezione dei rischi correlati: più la droga è diffusa, meno sembra pericolosa. È atteso quindi che una maggiore diffusione, se legalizzata, ne possa ulteriormente aumentare il consumo.
Negli studenti di 17 anni si registra un aumento progressivo nel consumo abituale di marijuana quasi simile a quello registrato per il fumo di tabacco: non sappiamo se esista un danno da esposizione passiva al fumo di marijuana , anche se in USA molti studi sono in corso.
IN CONCLUSIONE
Non c’è dubbio che la marijuana si correli a effetti negativi sulla salute , che provochi dipendenza, che interferisca con le funzioni cognitive (memoria e percezione del tempo) e motorie (coordinazione dei movimenti) con le conseguenze relative; l’uso ripetuto di questa droga in adolescenza altera le funzioni cerebrali che condizionano l’evoluzione dell’individuo da un punto di vista biologico, educazionale, sociale e professionale. La droga ha impatto sulla salute della popolazione non solo per le sue proprietà farmacologi che ma anche per il livello di accettabilità sociale, e di questo impatto devono tenere attentamente conto i politici che propendano per legalizzarla.
FONTE: NEJM 2014, giugno. Tradotto ed adattato da Lidia Rota Vender presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus.