Le microparticelle che inquinano l’aria che respiriamo sono prodotte soprattutto dagli scarichi delle auto, in particolare diesel, e dai sistemi di riscaldamento non adeguati, oltre che dai fumi delle fabbriche e dagli scarichi degli aerei. Le zone più inquinate della città sono quelle a maggior intensità di traffico.
Fare attività fisica nei momenti e nelle zone molto trafficate non è quindi una buona idea, perché si respira più rapidamente e si inalano più particelle. Andare in bicicletta è una buona idea, perché ogni ciclista in più è un auto in meno: ma un ciclista respira in modo più frequente e più profondo rispetto a chi cammina lentamente, e inala più particelle quindi più veleni, aumentando il proprio rischio di eventi cardiovascolari, come l’infarto. Tuttavia perde i chili di troppo e forse compensa dal punto di vista cardiovascolare il rischio.
Le particelle inquinanti sono presenti fuori e dentro la nostra auto, fuori e dentro la nostra casa, si infilano ovunque: l’unico modo per proteggerci è produrne meno. Le particelle prodotte in Cina o in India viaggiano con il vento e con la rotazione della Terra,e arrivano lontano, fino a noi, cosi come viaggia la sabbia del Sahara che con la pioggia portata allo Scirocco colora di polvere rossa le nostre auto. Quindi i Paesi che generano inquinamento devono affrontare il problema alla radice, ma anche quelli che lo subiscono devono contribuire a convincerli a prendere provvedimenti perché smettano di contribuire ad avvelenare il pianeta.
Le particelle inalate con il respiro provocano infiammazione dei bronchi e dei polmoni, ma anche del sangue, che tende a coagulare più rapidamente e più intensamente del normale, formando trombi che causano infarto del miocardio, ictus cerebrale, trombosi delle arterie e delle vene, e conseguente embolia.
Attenzione infine ai bambini: sono loro infatti ad essere più esposti poiché viaggiano ad altezza automobili, nonostante i nuovi passeggini più alti di quelli di una volta. Per saperne di più: Trombosi…nell’aria.
Liberamente riassunto dalla presentazione del prof David Newby, Bitish Heart Foundation, Chair of Cardiology University of Edinburgh