Sempre più evidenze segnalano collegamenti fra i due killer del nostro secolo: si potenziano o si contrastano?
Il nostro sangue scorre liquido spinto dal cuore in un sistema idraulico chiuso: le arterie, i capillari, le vene.
Le arterie partono dal cuore e portano sangue di colore rosso vivo e ricco di ossigeno fino alle cellule più lontane, diventando sempre più piccole e trasformandosi alla fine in capillari: qui il sangue cede alle celle le sostanze necessarie alla loro sopravvivenza, e da qui, ormai “sporco” e di colore più scuro, entra nelle vene che diventando sempre più grandi lo riportano al cuore, che lo spinge nei polmoni a ripulirsi e a riossigenarsi. E poi da ripartire il ciclo.
Il sangue ci mette due minuti a fare tutto il percorso: e non deve mai fermarsi, altrimenti diventa gelatinoso e coagula. Il coagulo che si forma dentro i vasi si chiama Trombo.
Le piastrelle che foderano i vasi si chiamano endotelio: il sangue circolando deve venire a contatto solo con endotelio integro. Le piastrelle devono essere sane, attaccate fra loro e aderenti al cemento sottostante: se qualche piastrella si stacca, per un trauma, per una infezione o per una infiammazione (aterosclerosi), il sangue si “accende” nel tentativo di “guarire la ferita” o fermare l’emorragia, e coagula formando un trombo. La coagulazione del sangue è un processo che si attiva per una buona intenzione: ma deve essere limitata nel tempo e nella estensione. I fattori pro coagulanti formano il trombo, i fattori anticoagulanti impediscono un’ eccessiva estensione del trombo, i fattori della fibrinolisi sciolgono il trombo quando ha svolto il compito di guarire la ferita, guidare la guarigione, fermare l’emorragia.
Trombosi e cancro sono due killer molto temuti: oggi sospettiamo che esista una relazione pericolosa fra questi due nemici. Su questo abbiamo una notizia buona e una cattiva.
La notizia cattiva è che il cancro provoca uno stato infiammatorio, che attiva i fattori pro coagulanti: non è raro che una trombosi, soprattutto venosa, possa essere la prima manifestazione di un tumore nascosto, ancora non diagnosticato. Quando si verifica una Trombosi in assenza di un fattore scatenante, detto fattore di rischio, quale l’immobilizzazione prolungata per una malattia soprattutto con febbre, un intervento chirurgico recente, un trauma o una ingessatura, una malattia autoimmune, nella donna la gravidanza il parto e la terapia ormonale, un lungo viaggio aereo in posizione scomoda (sindrome da classe economica) è importante escludere una malattia neoplastica nascosta, che dà come primo segno di sé una Trombosi.
La buona notizia è che la terapia con farmaci antitrombotici che si usa per curare la trombosi (soprattutto eparina) sembra rallentare la progressione del cancro e la disseminazione di metastasi, e quindi prolungare la vita di chi è stato colpito dal cancro e dalla trombosi contemporaneamente.