Tutto comincia nell’ottobre 2013, quando sul British Medical Journal un autorevole cardiologo insinua che i grassi saturi, considerati nemici del cuore, forse non sono poi così dannosi.
Via libera quindi a pane, burro e marmellata a colazione? Ma come? Contemporaneamente alcune importanti aziende alimentari comunicano di aver modificato i processi produttivi per ridurre la presenza dei grassi saturi in cioccolati e biscotti!
La ricerca scientifica di fatto non è ancora riuscita a identificare quali sono i grassi che fanno male, e che dobbiamo eliminare.
Per capire di più proviamo a fare ordine in quel che già sappiamo.
Primo: per i ricercatori è impossibile correlare un componente dell’alimentazione con il manifestarsi di una malattia ed è impossibile misurare nei minimi dettagli il contenuto dell’alimentazione quotidiana di migliaia di persone negli anni. Quindi la relazione causa effetto non verrà mai confermata.
Ma qualcosa sappiamo: una dieta molto ricca di grassi saturi si correla con un aumento del colesterolo nel sangue, e un elevato livello di colesterolo nel sangue si correla con un aumento di rischio di aterosclerosi e aterotrombosi con infarti e ictus; per questa ragione le linee guida raccomandano una dieta povera di grassi saturi.
Secondo: le diete molto povere di grassi sono pericolose e sconsigliate, perché i grassi sono i mattoni con i quali l’organismo costruisce gli ormoni e le pareti cellulari; livelli troppo bassi di colesterolo in pazienti che assumono statine, farmaci che ne abbassano il valore, dopo aver avuto un infarto (o una diagnosi di aterosclerosi o di malattia delle carotidi) sono stati correlati con importante aumento di sindromi depressive.
In conclusione: è sconsigliato togliere completamente i grassi dal proprio piatto, ma si consiglia di sostituire i grassi saturi con i grassi insaturi . Questi ultimi sono spesso contenuti in prodotti da forno e cibi conservati, soprattutto in quelli precotti: dobbiamo fare una distinzione fra cibi semplicemente conservati (per esempio i pomodori o le verdure in scatola) e cibi manipolati, come piatti pronti, prodotti da forno, nei quali la quantità di grassi saturi è più alta.
D’altra parte quando si toglie un alimento dalla dieta, lo si sostituisce con un altro per migliorare il sapore del cibo e dare più soddisfazione al palato: togliere i grassi saturi potrebbe portare a un aumento degli zuccheri. Noi consumatori a questo punto abbiamo il diritto di essere molto confusi, in bilico fra la sensazione che tutto quello che ci circonda ci fa male e la tentazione di non ascoltare più nessun consiglio e di mangiare quello che ci pare .
Per il momento l’unica cosa che possiamo fare è imparare a leggere le etichette riportate sulle confezioni di cibo, per sapere che cosa stiamo comprando e scegliere quello che è meglio per noi.
Nutrirsi in modo intelligente significa mangiare in modo equilibrato, guardando il piatto nel suo insieme e nella sua varietà. Ciò non vuol dire solo ridurre gli zuccheri o i grassi, ma considerare globalmente quanto sale, zucchero e grassi consumiamo ogni giorno, quante calorie accumuliamo e quante ne consumiamo, quanta frutta e verdura mangiamo, quanto vario è il cibo che scegliamo; insomma, invece di identificare la dieta colpevole, è più saggio scegliere quali cibi ci servono, tenendo conto che frutta e verdura sono importanti e non possono mancare, così come i cereali intergali, gli oli insaturi (olio di oliva e oli di mandorle, pinoli e noci) e il pesce: se questi cibi dominano, nel nostro piatto rimarrà meno spazio per grassi saturi, sale, cibi conservati e dolciumi. Infine una buona, buonissima notizia: molte ricerche sono state fatte e hanno dimostrato che la nostra italianissima dieta mediterranea si accompagna a bassa incidenza di malattie del cuore e dei vasi, a una migliore qualità di vita e a una prolungata sopravvivenza in salute. Su questo siamo tutti d’accordo. In attesa di ulteriori dettagli cominciamo da qui.
Fonte: British heart foundation